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Furti o Furbi? Cap.1

Aggiornamento: 8 mar 2021

(tranquilli, non sarà un pacco)


Capitolo primo - Sean, un inizio in medias res


Scese dalla macchina, il volto rigato dalle lacrime e gli occhi gonfi. Corse verso il portone di casa. Aveva dimenticato che ad aspettarlo non c’era nessuno, sua madre, insieme al compagno, erano andati a fare la spesa. Non si aspettavano che Sean e suo fratello, Nathan, sarebbero tornati così presto. D’altronde, sarebbero dovuti restare per altri quattro giorni dal padre. Sean salutò, per l’ultima volta, suo padre: un padre che in tutta la sua vita non aveva mai conosciuto a fondo i sentimenti, specialmente l’amore. I fratelli erano contenti di non doverlo mai più vedere, anche se in fondo sapevano che gli sarebbero mancate le liti che ogni mese accompagnavano il tragitto da casa della madre a casa del padre.


Sean girò la chiave nella toppa e trovò la casa con tutte le finestre chiuse, dopodiché, uscì e andò dai vicini: era pronto a raccontare tutto ciò che era successo durante quella mattina. Mai nessuno si sarebbe più permesso di chiamarlo “scimmia” solo perché conosceva il vero amore, quello che ti fa impazzire. Bussò. Nessuno rispose. Trovò la situazione fin troppo inquietante.

- Ma sei sicuro che non ci sia nessuno in casa dagli zii?

Nathan era il fratello minore di Sean. Nonostante avesse solo 10 anni, era ancora curioso come tutti i bambini della sua età ma maturo e comprensivo come un adulto.

- Credo di si, a meno che non stiano dormendo… - rispose Sean.

Prese la chiave nascosta in giardino per aprire e pensò di andare comodamente a riposare in camera sua. Aveva ancora molta rabbia e molta stanchezza addosso, ma decise lo stesso di aspettare il ritorno di quelli che per lui erano veramente sua madre e suo padre. Il compagno della madre, infatti sapeva comportarsi con loro meglio di un padre.


Stava salendo le scale per la sua camera, quando qualcosa lo attrasse. Era un bagliore luminoso, emanava una luce intensa, decisamente troppo intensa per essere il riflesso della luce del Sole sul parquet. Salì lentamente. L’unica cosa che si sentiva era una canzone, lontana, bassa, affascinante. La musica stava iniziando insinuarsi nella sua mente, ad un tratto si sentì sicuro di sé, carico. I suoi piedi iniziarono a salire le scale sempre più velocemente, a tempo. In qualche secondo era già arrivato in mansarda. Si voltò per capire quale potesse essere l’origine di quella stregoneria e vide solo una sfera luminosa sospesa in aria.


Proveniva tutto da lì, Sean poteva sentire la musica e vedere tutta la luce che emanava quel globo bianco. I suoi piedi iniziarono a camminare involontariamente in quella direzione. La musica era sempre più forte, il bagliore sempre più intenso. Sean iniziava anche a sentirsi male, era come se un’automobile si fosse schiantata nel suo cervello e un gruppo rock avesse impiantato delle casse nella sua testa. Poi, all’improvviso, scomparve tutto.


Non c’era più la sfera. Non c’era più il bagliore. Non c’era più la musica. Non c’era più niente. Era passato anche il mal di testa. Sean cadde a terra, sopraffatto dall’inaspettata mancanza di ciò che pochi istanti prima stava diventando parte di lui. Si rialzò dopo qualche minuto. Si sentiva svuotato, senza uno scopo. Tornò giù, in cucina, per bere un bicchiere d’acqua.


Si vedeva chiaramente sul suo volto che era parecchio scosso dagli ultimi avvenimenti. Era accaduto tutto molto rapidamente, d'altronde. Per fortuna sapeva recitare egregiamente e, quando tornarono i genitori, aveva già provato a nascondere tutti i dubbi e le ansie.

La madre gli chiese come mai fossero già a casa. Sean rispose dicendo che il padre non li voleva più vedere, che avevano litigato per tre ore e che non li aveva mai voluti veramente. Dopo il litigio, inoltre, si era aggiunta quella cosa e la sua ansia era alle stelle…


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